Mario Piseddu – RSI: HÉRÉSIE

Nel seminario dell’anno precedente rispetto a RSI, Lacan adotta come titolo del proprio seminario un gioco di lettere, il cui esito sono due significazioni diverse; gioca con la struttura equivoca del linguaggio: LES NON DUPES ERRENT / LES NOMS DU PÈRE.
Nel titolo del seminario successivo, RSI, insiste un gioco di lettere; RSI si può dire come una sequenza di lettere, Erre, Esse, I; dicendole, emerge un significante “dentro ” le lettere: HÉRÉSIE (in francese questa omofonia è ancora più calzante); ERESIA, dunque.
Eresia, si dice di una dottrina che contraddice una verità rivelata da Dio; per estensione, un’affermazione, un’idea, una condotta contrastante con l’opinione comunemente accettata. Si tratta di una coincidenza, oppure c’è una attinenza con la struttura concettuale del seminario? Una struttura che
RSI , Reale, Simbolico, Immaginario: i tre registri della parola, che annodati tra loro permettono la “tenuta” del discorso del soggetto.. a partire dal discorso dell’Altro. Il soggetto ritaglia la propria identità attraverso l’uso della parola, attraverso un effetto di nominazione; la funzione di separazione che ha la parola parlata dal soggetto, di separazione soggettiva dal bagno linguistico in cui è immerso;
Il linguaggio per il parlessere è qualcosa di problematico, perché introduce il soggetto in una dimensione di ambiguità, di ambivalenza . L’ambiguità dei titoli dati da Lacan ai suoi seminari ammicca a questa dimensione di ambiguità, in cui la parola dice ma nega, allude, è interpretabile, è spezzettabile, ha sempre un altro senso; in una parola, è equivoca.
L’introduzione del soggetto alla parola, mediata dalla relazione con l’Altro, introduce una mancanza costitutiva, quella che Freud ha definito, una urverdrängung, una rimozione originaria; Lacan preciserà che non si tratta di qualcosa di rimosso, ma di qualcosa che manca strutturalmente, che non c’è mai stata, ma che caratterizza il rapporto del soggetto con la realtà in cui vive.
Reale Simbolico e Immaginario, i tre registri del linguaggio, sono costitutivi dell’essere umano, del parlessere; questi è introdotto al linguaggio, e più radicalmente alla parola attraverso la relazione con l’Altro, che primariamente è l’Altro materno; in questa relazione primordiale è già presente la dimensione del desiderio: desiderio di riconoscimento e desiderio di mantenere una completezza, una beatitudine in questa relazione molto speciale, simbiotica, con la madre; è già in funzione una significazione fallica e l’organizzazione di un fantasma soggettivo che orienta il desiderio.
Nel 1981 Melman, commentando RSI, illustrerà questa struttura, definendola metonimica dell’organizzazione del desiderio; lo farà, utilizzando la patologia del giocatore d’azzardo; il giocatore è preso in una relazione con la Fortuna, una sorta di grande Altro materno , a cui riportare i guadagni delle sue vincite (l’oggetto del desiderio), alimentando questa struttura di godimento metonimico; non si è mai visto, dirà, un giocatore che mette il guadagno delle proprie vincite in cassaforte: è costretto a rigiocare, in qualche modo a restituire il denaro a questo grande Altro; insiste una struttura metonimica del desiderio senza possibilità evolutive. Si tratta di un eterno ritorno sui propri passi, in cui l’oggetto causa del desiderio è restituito all’Altro per poterlo poi rimettere in circolo, in una dialettica vincita/perdita, vincita/perdita…
Ciò che permette uno scarto è l’introduzione dei Nomi del Padre, perché introduce una struttura metaforica in cui l’oggetto viene perduto, sacrificato, più esattamente, secondo la figura retorica della metafora, sostituito; ora il soggetto si trova a fare i conti con una perdita; in questo senso intendiamo la castrazione come l’introduzione di nuovi significanti, significanti fallici, (i Nomi del Padre). al posto di altri significanti; questa funzione castrante è messa in atto dalla parola (è la parola ricevuta dall’Altro e assunta dal parlessere, nominata, fatta propria). Si produce così un “nuovo”, un altro fantasma, un altro oggetto del desiderio.
La castrazione edipica è resa possibile dal rapporto del soggetto con la parola, prima ancora che con L’Altro. I Nomi del Padre sorge come necessità di metaforizzare, di simbolizzare qualcosa che regga, che non vagoli incessantemente. Da qui una indicazione sulla scelta del NODO borromeo per indicare questa funzione di tenuta, di annodamento: la tenuta del discorso soggettivo.
Da questa struttura di sostituzione sorge il sintomo, che potremmo designare come l’effetto della produzione di senso (a sua volta, effetto della metafora); un senso che non è mai definitivo, che sempre rimanda ad un altro senso, un’altra significazione possibile. L’eresia a cui ammicca Lacan col titolo del suo seminario sarebbe l’eresia del sintomo, l’irruzione di un simbolico nel Reale.
La metafora paterna (ed è questa la posta in gioco di questo seminario) porta con sé alcune rilevanti conseguenze: la metafora implica simbolizzazione; in altre parole, una iniezione di senso.
HÉRÉSIE sembra essere il punto di partenza per una riflessione sulla struttura della metafora paterna, che da un lato attraverso la castrazione permette un corretto posizionamento del soggetto rispetto alla sessualità, la legge, il legame sociale eccetera, ma l’interrogativo di Lacan e nostro attiene agli effetti collaterali di questa struttura, che il Sintomo rappresenta molto bene; l’adesione alla metafora paterna sembra implicare un’affezione alla produzione di senso del discorso soggettivo e del discorso dell’Altro.
Sarebbe forse questo accento sul senso del discorso dell’Altro che produce Sintomo? E’ da qui che prende le mosse la tecnica analitica che consiste nello smontare questo senso attraverso l’introduzione dell’equivoco? Fare parlare il paziente per rifondare, riformulare, rinominare alcuni significanti che annodano il suo discorso?
Il senso dunque, come un effetto di significante, muove dal carattere originariamente insensato di ciò che fonda, dà consistenza, di ciò che è il supporto materiale dell’inconscio: delle lettere. Da qui la formulazione di Sintomo come effetto di Simbolico nel Reale, di ciò che ex-siste al soggetto e si iscrive nel suo discorso di parlessere; il Sintomo ex-siste perché è parte del discorso dell’Altro.
Lacan nel corso di questo seminario introdurrà un quarto anello nel Nodo Borromeo, ad indicare la necessità di una tenuta del discorso soggettivo quando i tre registri (RSI) non riescono ad annodarlo; potremmo dire, in questo senso, che il Nodo Borromeo è una topologizzazione ideale del discorso del soggetto: ai significanti dei Nomi del Padre occorrerebbe un ulteriore “anello” che annodi la struttura; questo quarto anello sarebbe l’”ERETICO”, perché contraddice la verità dei Nomi del Padre pur facendo parte della stessa struttura; potremmo dire quello che Lacan, nel corso della prima lezione di RSI, definisce come l’imbecillità: l’introduzione in un discorso (i Nomi del Padre), di un’etica improntata ad un altro discorso (il Sintomo), mentre un’etica si legittima in rapporto al discorso cui afferisce.. Imbecillità, preciserà Lacan, che è specifica e caratteristica della dimensione del linguaggio umano.

Intervento al seminario annuale di studio su R.S.I. tenuto il 2 giugno 2012 a Torino

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