Un ricordo – M. Fiumanò
Ero quasi per caso all’Auditorium di Santa Cecilia a Roma il 3 Novembre 1974 quando Lacan pronunciò La Troisième, la sua terza conferenza in Italia. Come quasi tutti gli italiani presenti non capii molto, ma che fosse un evento mi era assolutamente chiaro.
Lo rividi anni dopo, acerba relatrice a un convegno parigino in cui avrei parlato di Dora. Me lo presentarono e lui volle avere il mio testo, mi disse che lo avrebbe letto e che mi avrebbe detto che cosa ne pensava se lo avessi chiamato. L’emozione in qualche modo m’impedì di farlo e non seppi mai se la citazione di Cicerone, messa in esergo per mascherare la mia inadeguatezza, gli fosse piaciuta. Del mio incontro con Lacan mi è rimasta una breve sequenza di immagini giustapposte simile allo scenario di un sogno: il suo studio affollato, Gloria, la segretaria, che mi fa entrare prima di tanti altri in attesa, io che gli porgo il mio testo, lui che mi fa intendere – o me lo sono immaginato?- che avrei potuto ( o dovuto?) sdraiarmi sul lettino. E ancora: Lacan vecchio e ormai silenzioso, in una riunione conviviale dopo un seminario, che accenna ad alzarsi per offrire a una giovane sconosciuta la sua sedia. Poi sono venuti il lavoro sui testi, la clinica, l’insegnamento, l’ingaggio per la psicanalisi, ma resta vivo nella memoria il sapore di quel piccolo gesto di galanteria di un uomo che amava le donne, sapeva ascoltarle e scriverne come nessun altro.
Marisa Fiumanò