Autismo e psicanalisi messa in questione
Dal 26 gennaio in Italia l’Istituto Superiore della Sanità ha presentato le nuove linee guida sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti in cui si fa esplicito riferimento all’esclusione della psicanalisi fra i trattamenti terapeutici efficaci. A tale documento è stato opposto una petizione sostenuta da diverse associazioni psicanalitiche, oltre che alcuni deputati a difesa delle cure analitiche dei bambini autistici.
Tale polemica, che ora tocca anche il nostro Paese, è scoppiata in Francia dove da tempo è in atto una campagna denigratoria a danno della psicanalisi.
Pubblichiamo qui di seguito l’editoriale dell’ALI che il dott. Charles Melman ha pubblicato il 13 febbraio 2012 indirizzandolo al deputato francese che si è fatto promotore dell’esclusione della psicanalisi dai trattamenti previsti per la cura dei soggetti autistici e che come soci dell’ALI-in-Italia sottoscriviamo.
Al deputato Fasquelle
Signor deputato,
Lei ha appena depositato un disegno di legge mirante a “fermare la pratica psicoanalitica nell’accompagnamento delle persone autistiche, la generalizzazione dei metodi educativi e comportamentali e la ricollocazione di tutti i finanziamenti esistenti riguardanti questi metodi.”
Noi non possiamo che accogliere con favore l’interesse che mostra alle osservazioni rivolte a lei da associazioni di genitori di autistici ostili alla ricerca di fattori psicogenetici. Il suo progetto pone tuttavia due problemi, l’uno di fatto, l’altro di fondo.
Infatti, la generalizzazione attuale del comportamentismo grazie all’autorità di funzionari universitari ha già respinto dai luoghi di cura molti psicoanalisti. Così il vostro progetto non può avere grande effetto su questo terreno. Come aneddoto vorrei dirvi che ho fondato con alcuni colleghi altamente qualificati un’associazione chiamata Préaut e dedicato alla prevenzione dell’autismo infantile. Il suo scopo era quello di informare il corpo dei pediatri su tre semplici segni che potrebbero far loro rilevare precocemente l’ingresso del bambino nell’autismo. Un’indagine epidemiologica avrebbe permesso di verificare statisticamente se, come si è visto spesso, un intervento psicologico fatto prima dei 18 mesi permette di arrestare il processo.
Anche se richiede pochi mezzi finanziari e non può essere negato l’approccio scientifico (oggettivato da filmati), questo ha trovato un terreno occupato da interessi baronali, ideologici, finanziari con i laboratori, che non erano pronti a lasciargli alcuno spazio. Senza dubbio occorrerà che un progetto del genere ci ritorni dal mondo anglosassone perché sia ammesso dalle nostre riviste specializzate.
La seconda osservazione riguarda la sostanza. Non è certo che la nostra rappresentanza politica abbia il diritto di decidere sulle prescrizioni psichiatriche. Formularlo così ricorda che gli interventi politici in questo settore sono stati raramente felici e che una psichiatria di Stato può essere peggio di quello che vorrebbe riparare.
Resto a Sua disposizione nel caso in cui desiderasse ulteriori informazioni.
Cordiali saluti,
Charles Melman