Charles Melman – La lezione italiana
Due fatti, nelle elezioni italiane, sembrano degni di nota. Il primo è che il vincitore è un buffone. La funzione storica del buffone è da sempre quella di dire al re la verità, in particolare quella del rischio di apparire come la vera rappresentazione della buffoneria se dimentica il carattere di sembiante del proprio ruolo. Ora il prof. M. Monti ha davvero dimenticato il sembiante del suo, visto che – senza un mandato popolare e nell’intento di compiacere le autorità di Bruxelles – ha voluto imporre alla popolazione un’amputazione finanziaria impossibile da intendersi se non come traumatica, anziché come restrizione necessaria e pertanto accetta alla collettività. Al giorno d’oggi a fare la parte dell’Augusto è proprio il prof. Monti.
Il secondo fatto è più interessante ancora. Il nostro buffone ha condotto la sua campagna elettorale in diretta, per strada o in rete. Pertanto nessun terzo a fare da intermediario, bensì un modello di relazione fra cittadini duale ed esente da ogni sorta di mediatori, fra i quali lo stesso Stato. E nell’impossibilità di partecipare con un programma stabilito alla governance di quest’ultimo, i nostri indignati si accingono a disperdersi in Parlamento e a rispolverare il repertorio classico.
Possiamo comunque ringraziare gli elettori italiani per aver reso pubblica la ricerca di nuove forme di governo democratico, anche se su queste aleggia il rischio di un ritorno violento di un’autorità usa a stabilire il consenso con la forza.
Charles Melman