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23 maggio, Torino – Giornata sul seminario: L’insu que sait de l’une bévue s’aile à mourre

A L I  i n  I T A L I A

ASSOCIAZIONE LACANIANA INTERNAZIONALE  in ITALIA

sabato 23 maggio 2015  h.9,30-17

Sala dell’Antico Macello di Po-Via Matteo Pescatore 7

Torino

 

L’insu que sait de l’une bévue s’aile à mourre

 

Concludiamo con questa giornata lo studio del Seminario di Lacan del 1976-77 inaugurato per noi a Roma in autunno e proseguito nelle nostre diverse sedi nel corso dell’anno. E’ un Seminario più facile alla lettura, ma molto difficile da cogliere nelle sue implicazioni. E’ un Seminario più breve, ma che obbliga a riprendere i Seminari precedenti, non solo quelli sul nodo borromeo, ma anche quelli risalenti a molti anni prima. Si ritorna sul nodo a quattro, sul toro, sulla nozione di identificazione. Si svincola l’inconscio dal riferimento alla coscienza, lo si apre agli effetti de lalingua, obbligando a pensare ancora una volta all’interpretazione, allo statuto del soggetto all’inconscio, alla fine dell’analisi, alla passe, e naturalmente alla direzione della cura.

Parteciperanno alla giornata i responsabili della preparazione al Seminario d’estate a Parigi, sostenendo la riflessione di chi tra i colleghi si è iscritto a fare un breve intervento e quindi la discussione comune sui punti che saranno affrontati.

Interverranno: J.Brini, P.Coerchon, M.Darmon, M.C.Laznik, T.Pytavi, F.Gambini, J.Jerkov, M.Marino, R.Miletto, S.Nicoletti, G.Pena Alfaro, P.Piunti, L.Testa

Quota di iscrizione: 50 euro, 20 per gli studenti

Per informazioni: Associazione lacaniana internazionale-Torino C.so Vittorio Emanuele II, 172 – 10138 Torino

Tel. 011 4340539-3288433634

ARTICOLI PREPARATORI AL SEMINARIO

Fabrizio Gambini – Cosa fa sì che la psicoanalisi possa non essere un delirio?

8 – 9 maggio, Milano – Seminario annuale di Jean-Paul HILTENBRAND

Jean-Paul Hiltenbrand è psichiatra e psicanalista a Grenoble,
fondatore dell’Association lacanienne internationale Rhône-Alpes dell’ALI.
I seminari di clinica e teoria psicanalitica che tiene annualmente
sono pubblicati in francese dalle Edizioni dell’Association lacanienne internationale Rhône-Alpes.
È autore di Insatisfaction dans le lien social (Érès 2005) e di numerosi articoli su riviste e in opere collettanee.
In italiano sono stati pubblicati: Transfert, oggetto a, identificazione. I concetti fondamentali della psicanalisi – 1, a cura di Marisa Fiumanò e Alessandro Bertoloni, et/al edizioni, Milano 2013 (primo volume dei suoi seminari milanesi) e Le conferenze di Savigliano, a cura di S. Morath, Edizioni ALI Rhône-Alpes 2014.
Questo è l’ottavo anno del suo seminario milanese.

Venerdì 8 maggio 2015, dalle 16,30 alle 19,00.
Sabato 9 maggio 2015, dalle 9,30 alle 12,00 e dalle 13,30 alle 15,30
Piazza Aspromonte, 13 Milano

ARTICOLI PER LA GIORNATA

Elogio della rimozione di Marisa Fiumanò

10 – 11 aprile 2015, Roma – SCHIZOFRENIA E PSICANALISI : l’apporto di Jacques Lacan alla psichiatria

Conferenza di Nicolas DISSEZ

Psichiatra della Ecole de Sainte Anne, Parigi

Psicanalista membro dell’Associazione Lacaniana Internazionale, ALI

 

Presentazione di Patrizia PIUNTI

Neuro psichiatra infantile,

Già Psichiatra responsabile del CSM Morlupo (RM)

Psicanalista membro di ALI-Roma

Docente del Laboratorio Freudiano

Il tema è particolarmente ricco, originale e innovativo in quanto poco trattato in ambito psicanalitico, almeno in forma sistematico.

Gli interventi saranno articolati nell’arco dei due giorni in questo modo:

Il venerdì alle ore 18.00 si affronterà il tema della schizofrenia per delineare i vari quadri clinici che trovano posto sotto questa definizione clinica, sottolineando la difficoltà di riunirli sotto il tratto comune, nonché la problematica legata alla nozione di “sindrome dissociativa”.

Il discorso di DISSEZ cercherà di riprendere il tentativo di LACAN di dare consistenza al termine schizofrenia, ragionando nell’ambito del registro corporeo.

Sabato mattina alle ore 11.00 DISSEZ affronterà di nuovo questi temi per meglio collocare la loro diagnostica sul versante analitico. A tale fine toccherà varie questioni tra cui le psicosi senza io, l’automatismo mentale (con riferimento anche a “ L’uomo delle Parole Imposte”, caso clinico di “psicosi lacaniana” di Marcel CZERMAK che si può leggere sul sito del Laboratorio  Freudiano: www.lacanlab.it), e infine parlerà delle psicosi paranoiche con prevalenza di fenomeni allucinatori.

Arriveremo alla fine a cercare di rispondere alla questione:  che cosa si intende allora per schizofrenia.

dove: Via dei Riari 78, Trastevere, Roma

quando:  10 – 11 aprile 2015

28 marzo, Savigliano – J.P. Hiltenbrand – Il sintomo

Associazione lacaniana internazionale

Torino

  Associazione Opificina – Savigliano

Sabato 28 marzo 2015, ore 9,30-13,30

 Palazzo Taffini d’Acceglio

via S.Andrea 47, Savigliano

 

 Jean-Paul HILTENBRAND

     Psichiatra – Psicoanalista

 

      Il sintomo

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Prima che si costruisca un desiderio soggettivo, l’individuo è preso in una serie di sintomi che si manifestano soprattutto sul corpo. Si tratta di una povertà simbolica del sintomo che può aprirsi attraverso le parole, pilastro della cura psicoanalitica. A partire dai cambiamenti antropologici in corso, è possibile individuare nella nostra contemporaneità altri sintomi, diversi rispetto a quelli classici, individuati dalla teoria freudiana? Come distinguere i cambiamenti sintomatici dalle modificazioni strutturali delle patologie psichiche? Che ne è del desiderio soggettivo? A queste e altre questioni Jean Paul Hiltenbrand cercherà di rispondere nel corso della conferenza e del successivo dibattito.

 

I partecipanti potranno leggere, per seguire meglio l’articolazione dell’intervento, la lezione 13 del 14 marzo 1956 del Seminario III di Lacan Le psicosi

 Quota di partecipazione: 10 Euro – studenti: 5 Euro

Per informazioni: d.ssa Susana Morath – tel. 0172 21643; 339 4411050

 

 

27 marzo, Torino – J-P. Hiltenbrand – Il desiderio e la sua interpretazione

Associazione lacaniana internazionale

Torino

Venerdì 27 marzo 2015, ore 18

c.Vittorio Emanuele 172 – Torino


Jean-Paul HILTENBRAND

Psichiatra – Psicoanalista


Il desiderio e la sua interpretazione

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Nel Seminario VI del 1958/59, Il desiderio e la sua interpretazione, Lacan prosegue la sua riflessione sul desiderio, che al di là della domanda, non può che essere inter-detto, e insiste inconscio. Oggetto di un’interpretazione da parte del soggetto, che qui nasce nella sua singolarità, introduce la dimensione etica, nella misura in cui il soggetto vi risponde e ne è responsabile pur non possedendolo, essendone anzi posseduto.

In occasione della lettura del Seminario iniziata quest’anno, Jean-Paul Hiltenbrand interviene per inquadrarne le prime lezioni e per discuterne insieme.

Quota di partecipazione: 10 euro – studenti 5 euro

Dove: C.so Vittorio Emanuele II, 172 – 10138 Torino, tel. 011 4340539. www.ali-to.it

14 marzo, Roma – ATTUALITA’ DEL MASOCHISMO DA FREUD A LACAN

Conferenza di Marisa FIUMANO’

Psicanalista membro di ALI-Milano

Direttrice del Laboratorio Freudiano di Milano

Nell’insegnamento di Lacan la questione del desiderio è posta al cuore dell’esistenza umana: è questo desiderio che fa l’essenza dell’uomo o della donna. Il desiderio, che è innanzitutto desiderio sessuale.
Il desiderio di cui parla Lacan non è però un desiderio senza barriere, senza limiti, ma è compatibile con le due forme d’impossibile che sono la sessualità – con l’asimmetria che comporta fra gli uomini e le donne – e la morte. Tutti i conflitti fra gli esseri umani nascono dalla lotta contro queste due forme d’impossibile o dal tentativo di rimuoverle. La scienza rimuove la morte, ad esempio, e il totalitarismo rimuove la donna, perché è Altro – come rimuove ogni diversità non assimilabile.
Il contributo di Lacan consiste nel fare del desiderio, compatibile con l’impossibile, l’essenza dell’uomo, di farne il centro del suo discorso. Un desiderio che tenga conto del fatto che i sessi sono due ed entrambi mancanti di qualcosa e che il tempo della vita è limitato dalla sua fine. Questo valorizza la vita, la rende intensa, degna.

La nevrosi è incentrata sulla ripetizione e sull’attaccamento al sintomo. A trenta o a sessant’anni succede che si ripetono gli stessi scacchi, le stesse impossibilità, le stesse scelte amorose. L’analisi invece, mantiene vivo il desiderio e rinnova le scelte che si possono fare in una vita. In questo senso è un elisir di giovinezza.
Il masochismo più comune, ordinario, nevrotico, che mantiene il soggetto aldiquà di una posizione sessuata è innanzitutto rinuncia al desiderio.
Nell’attualità del masochismo, si rivela  l’ostacolo più duro, il sintomo più resistente al progresso del soggetto in analisi.

Secondo Charles Melman l’essenziale dell’insegnamento di Lacan è la questione del desiderio posta al cuore dell’esistenza umana: come parla un  uomo? Che cosa fa la sua essenza e che cosa lo distingue da un animale? Spinoza l’aveva detto prima di Lacan: il desiderio. Il desiderio è la sede dell’unità dell’uomo, ciò che regola il suo tempo e comanda la sua azione. Il bisogno regola l’animale mentre l’uomo è regolato dal desiderio. Un desiderio che, occorre porvi l’accento, è innanzitutto desiderio sessuale.
Il desiderio di cui parla Lacan non è però un desiderio senza barriere, senza limiti, un desiderio alla Guattari – è il caso di affermarlo perché in Italia negli anni Settanta questa deriva del concetto di desiderio ha avuto tanta fortuna – ma un desiderio compatibile con le forme d’impossibile.
E quali sono le forme di quest’impossibile? La sessualità, con l’asimmetria che comporta fra gli uomini e le donne, e la morte. Tutti i conflitti fra gli esseri umani nascono dalla lotta contro queste due forme d’impossibile o dal tentativo di rimuoverle. La scienza rimuove la morte, ad esempio, il totalitarismo rimuove la donna – perché è alterità – così come tutte le forme di alterità che incontra, ogni diversità non assimilabile. Il contributo di Lacan consiste nel fare del desiderio, compatibile con l’impossibile, l’essenza dell’uomo, di farne il centro del suo discorso. Un desiderio che tenga conto della castrazione: del fatto che i sessi sono due ed entrambi mancanti di qualcosa e che il tempo della vita è limitato dalla sua fine. Questo valorizza la vita, la rende intensa, degna.
La nevrosi, pur con un enorme dispendio di energie, protegge da queste due forme d’impossibile, mantiene giovani. La nevrosi è incentrata sulla ripetizione e sull’attaccamento al sintomo. A trenta o a sessant’anni si ripetono gli stessi scacchi, le stesse impossibilità, le stesse scelte amorose. Un’analisi invece permette di invecchiare, in un certo senso, e al tempo stesso mantiene vivo il desiderio e rinnova le scelte che si possono fare in una vita. In questo senso è un elisir di giovinezza.
Il masochismo più comune, invece, ordinario, nevrotico, che mantiene il soggetto aldiquà di una posizione sessuata e che lo infantilizza, è innanzitutto rinuncia al desiderio. Nelle cure ci imbattiamo in un masochismo che si presenta come ripetizione di uno scacco e di una rinuncia che ha sempre le stesse forme. È l’ostacolo più duro, la resistenza più violenta al progresso di un’analisi.

di Marisa Fiumanò

dove: Via dei Riari 78, Trastevere, Roma

quando:  13-14 marzo 2015

SIETE ANCORA INNAMORATI DELL’ INCONSCIO?

A partire dal testo di Freud, “L’inconscio” (in Metapsicologia, 1915) e da quello di Lacan, “Posizione dell’inconscio” (in Scritti, Seuil, 1966)SH152
Il seminario d’inverno potrà riscaldarci con lo studio delle opere di Freud e di Lacan sulla questione e verificare anche se hanno  fatto dei progressi.
Il concetto scelto da Freud è ingrato in quanto non prende in considerazione che  l’amputazione subita dalla coscienza, senza sapere molto bene in che cosa essa consiste.
L’inconscio è invece, seguendo Lacan, il sapere che informa le nostre conoscenze e guida le nostre condotte. Il ritorno però – l’azione dell’interpretazione su questo sapere, del potere della conoscenza – non è sempre assicurato.
Ecco i problemi che vediamo emergere:
1) la moterialità (motérialité)dell’inconscio e della sua indistruttibilità
1a) come agire su di esso?
2) se il suo soggetto è quello della scienza, non è proprio con la squalifica del nome del Padre che potrebbe scomparire?
3) la sua scrittura borromea dopo essere stata topologica
4) la parola di Lacan secondo la quale la cura non insegna altro che  il modo di servirsi del sintomo, è l’ultima parola?
5) ecc. ecc…..,  secondo le vostre domande …

Appunti di scrittura

                                                                                                                                                     Charles Melman

 

quando: 17-18 GENNAIO 2015 – SEMINARIO D’INVERNO

dove: Espace Reuilly, Parigi

Napoli 22 novembre – B. Moroncini – Lacan politico

Associazione Lacaniana di Napoli

Presentazione del libro di

BRUNO MORONCINI

LACAN POLITICO

Cronopio, Napoli, 2014

 

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Introduce il dibattito Mario Bottone, psicanalista ALI

Discuteranno con Bruno Moroncini, professore di Filosofia Morale, Università di Salerno:

Francesca Tarallo, psicanalista EPFCL, responsabile ICLeS di Napoli

Davide Tarizzo, ricercatore di Filosofia Morale, Università di Salerno

dove: via dei Cimbri 23 (angolo via Duomo), Napoli
1° piano scala D
quando: sabato 22 novembre dalle h.10.00 alle 13.30
ingresso: libero

Torino, sabato 22 novembre – J.-P. Lebrun – I colori dell’incesto

                  Associazione lacaniana internazionale Torino

                                          Sabato 22 novembre 2014 ore 15                                                                       

Circolo dei Lettori – via Bogino 9

Jean Pierre Lebrun

Les couleurs de l’inceste

Se déprendre du maternel
Denoël 2013

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discuteranno con l’Autore

Gabriella Ripa di Meana, psicoanalista, Roma

Costantino Gilardi, psicoanalista, Torino

Renata Miletto, psicoanalista, Torino

 Come si può oggi diventare soggetti della propria parola, a fronte della delegittimazione dell’autorità, del rifiuto 
di ogni obbligazione, dell’abolizione di un limite al godimento? Queste sono state le condizioni che hanno permesso 
agli esseri umani una parola propria, emergendo dall’alienazione primitiva alla parola dell’Altro. L’interdetto edipico,
 e la perdita che implica di quel mitico godimento totale, privato e condiviso con il primo Altro materno, oggi si attenua
 e l’incesto assume tutte le sfumature che le nuove patologie, in particolare le numerose e sempre nuove forme di dipendenza, manifestano.

Jean-Pierre Lebrun, psichiatra e psicoanalista, membro ed ex Presidente dell’Association Lacanienne Internationale, lavora a Namur e a Bruxelles. Ha pubblicato numerosi libri di clinica psicoanalitica in rapporto alle mutazioni in corso nel discorso sociale contemporaneo. Tra i primi, ha parlato, come annunciano alcuni suoi titoli, di Un mondo senza limiti , dell’Uomo senza gravità, di una Perversione ordinaria.

 

Associazione lacaniana internazionale-Torino
C.so Vittorio Emanuele II, 172 – 10138 Torino
Tel Fax 011 4340539    www.ali-to.it    info@ali-to.it

27 – 30 agosto 2014, Parigi – studio del seminario XXIII di J. Lacan, Le sinthome (Il sinthomo)

PSERossfelder_figure14Mercoledì 27, giovedì 28, venerdì 29, sabato 30 agosto 2014
dalle h. 9. 30 alle 12.30 e dalle 14. 30 alle 17. 30

a Parigi, Espace Reuilly, 27 rue Hénard, 75012

Responsabili

Marc Darmon, Flavia Goian, Pierre-Christophe Cathelineau, Virginia Hasenbalg Corabianu
Tom Dalzell, Henri Cesbron Lavau

texte en français

 

Prefazione al Sinthomo

Nell’ultima lezione di R.S.I., il 13 maggio 1975, Lacan annuncia il titolo del suo prossimo seminario: 4, 5, 6. Senza dubbio si trattava per lui di continuare l’esplorazione nodale delle nominazioni, poiché ciascuno dei tre anelli del nodo borromeo fa falso-buco con la nominazione corrispondente. Se Lacan si ferma a 6, è perché la via esplorata non va oltre. Egli indica tuttavia che presterà particolare attenzione al nodo a quattro.

Un mese più tardi, durante la sua conferenza, Joyce il Sinthomo, egli annuncia che è Joyce che sarà in programma. L’interesse di Lacan per lo scrittore irlandese è di lunga data – si viene a sapere, in quest’occasione, che all’età di 17 anni, frequentava già la libreria di Adrienne Monnier, che vi incontrò Joyce, e che a vent’anni, assistette alla prima lettura della traduzione dell’Ulisse.

Se, nel seminario su La lettera rubata, Lacan evoca l’omofonia joyciana letter/litter, è in Ancora che il suo interesse per l’opera di Joyce si afferma: “leggete Finnegan’s Wake, è un lungo testo scritto il cui senso proviene da questo, […] che si produce qualcosa che come significato, può apparire enigmatico, ma è proprio ciò che c’è di più vicino a quello che noialtri analisti – grazie al discorso analitico, sappiamo leggere – e che è ciò che c’è di più vicino al lapsus”

“Ciò che c’è di più vicino al lapsus”… Lacan non dice che le parole incastrate di Joyce sono delle formazioni dell’inconscio. Possiamo, allora, evocare la dimensione del motto di spirito, certamente, colto, infinitamente sapiente, che gioca su più lingue, ossia del motto di spirito nel senso di Freud? Per esempio la parola sinse, creata da Joyce, è costruita grazie alla condensazione di più parole: since (da), sense (senso) e sin (peccato). Egli suggerisce un legame fra le tre: la colpa originaria che darebbe senso alla Storia? Forse. Ma la parola since non mantiene tuttavia il suo profumo d’enigma? È confrontabile con il “familionario” di Heine o con le “cartagineserie” flaubertiane?

Con l’invenzione del celebre Dumbillsilly, Joyce arriva a costruire in inglese una parola che si pronuncia e che significa come in francese, più o meno. In ogni modo, restiamo di fronte a un enigma, muti come l’imbecille in questione. Qui siamo più vicini a quanto Freud designa con “motto di spirito attraverso il non senso”.

Nel motto di spirito, un pensiero precosciente è per un tempo trattato dall’inconscio, e il risultato è presto recuperato ed enunciato da un terzo il cui piacere viene a confermare la buona parola. Occorre però che questo terzo sia un po’ coinvolto a livello dell’inconscio. Nella sua conferenza Lacan osserva che, in Joyce, non è così: leggendolo, il nostro inconscio non è affatto “agganciato”. Al contrario, ciò che percepiamo alla lettura, è il godimento dello scrittore.

Se la scrittura di Finnegan’s Wake tratta volentieri i significanti secondo la condensazione, che è uno dei meccanismi del lavoro del sogno, e se l’arte di Joyce produce ciò che c’è di più vicino al lapsus, perché Lacan individua lo scrittore come “disabbonato all’inconscio”?

Nel Sinthomo, Lacan ci propone una risposta: la scrittura di Joyce, la sua opera, sarebbe il suo sintomo, quello che lo nominerebbe, quello che supplirebbe alla carenza paterna – il sintomo che “abolirebbe” il simbolo, Joyce è disabbonato dall’inconscio nella misura in cui egli non paga il prezzo, castrazione e rimozione, prima di goderne moderatamente. Se il sintomo può essere ridotto da un’interpretazione che gioca sull’equivoco, non vale per Joyce. Niente riattacca a lalingua il sintomo joyciano; al contrario, il genio di Joyce opera nel portarlo “alla potenza del linguaggio”. Da qui la necessità di nominarlo diversamente: Sinthomo.

Se il Sinthomo di Joyce mostra, a sua insaputa ma in modo esemplare, la struttura del nodo borromeo, non si confonde tuttavia con la quarta consistenza, quella del Nome-del-Padre. Se fosse stato così, questa consistenza avrebbe fatto falso-buco con il Simbolico, e sarebbe stato più che compatibile con il sintomo nevrotico, riducibile con l’equivoco. Il Sinthomo di Joyce – e Lacan si sforza di scriverne il nodo durante tutto il seminario – è, al contrario, la riparazione di un nodo non borromeo, poiché l’intreccio dell’Inconscio e del Reale disfa il corpo. Questo annodamento singolare del Reale e dell’Inconscio rende conto della prodigiosa facoltà di Joyce a maneggiare la lettera, a prezzo della fuga del senso. L’ego verrebbe allora a riparare il nodo di Joyce al punto stesso in cui sarebbe prodotto l’errore dovuto alla carenza paterna. Lacan suggerisce che, in Joyce, l’ego tiene la sua consistenza della scrittura: Il sintomo cessa, (virgola) di scriversi (per il fatto che il Sinthomo si scrive). Così Joyce supplisce, con la scrittura, il difetto del padre che gli dava “la coda un po’ floscia”.

Stécriture è quello della lalingua? Piuttosto quello dell’elingue.

Il Lacan del Sinthomo è “matematico e poeta”. Questo seminario non ha la pretesa di fare la psicanalisi che Joyce ha sempre rifiutato. Lacan ripugna di trattare così l’opera e la biografia dell’artista. Tenta piuttosto di lasciarsi insegnare da lui, dal suo Sinthomo che dà accesso al nodo e al lavoro della lettera. Si applica così a poursticher Joyce, a cominciare dalla scrittura di Joyce il Sinthomo e continuando a “parlare joyciano”, nel Sinthomo.

 

Flavia Goiana e Marc Darmon

 

Il seminario Il Sinthomo è un momento chiave e pieno di novità dell’insegnamento di Lacan.

Interrogando la singolarità di Joyce e la sua scrittura, Lacan rivede i fondamenti della clinica appoggiandosi sul nodo borromeo. Il pensiero del nodo, il nodo come appoggio, necessita l’appensiero.

Lacan segue Joyce nella sua eresia e iscrive il seminario in rottura in rapporto alla norma – la norma maschile che si fonda sul godimento  fallico e sul Nome-de-padre – sostituendovi, a questa norma una ricerca sui nodi. Questo lavoro su Joyce, “disabbonato all’inconscio” così qualificato da Lacan, potrebbe essere illuminante riguardo i fenomeni contemporanei che rilevano la “nuova economia psichica”.

Questo anno, a guidare i nostri lavori è l’interrogarsi alla lettera del seminario. Le lezioni saranno introdotte ogni volta da uno dei responsabili del seminario d’estate con la preoccupazione di affrontare e interrogare i punti di arresto. I partecipanti annunciati saranno sollecitati in accordo con lo svolgimento cronologico delle lezioni.

 Partecipanti: Alexandre Alaric, Terry Ball, Jean Brini, Pierre-Christophe Cathelineau, Henri Cesbron Lavau, Tom Dalzell, Marc Darmon, Nicolas Dissez, Christian Fierens, Flavia Goïan, Virginia Hasenbalg-Corabianu, Angela Jesuino, Claude Landman, Marie-Christine Laznik, Michela Marino, Alice Massat, Charles Melman, Marc Morali, Cyrille Noirjean, Valentin Nusinovici, Hubert Ricard, Jean-Pierre Rossfelder, Esther Tellermann, Jean-Jacques Tyszler, Bernard Vandermersch, Angela Vorcaro

(traduzione Rossella Armellino)

Iscrizione

Individuale : 250€

Studenti : 125€

Formazione permanente 350€

Domanda d’iscrizione da stampare

 

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